VIII cap. –  Il sacro piffero

 

 

     Appena fuori la capanna di Giraffo Schiacciato, il figlio di questi si trovava impegnato nella mungitura di una delle capre, quando vide arrivare Gumbluk, tutto trafelato.

 

    - Ehilà amico Gumbluk, posso ancora chiamarti così, o devo inchinarmi al nostro Gran Sacerdote, il sacro Dotto? -

 

Non c'era ironia nelle parole di Pascio che, anzi, era chiaramente lusingato dall'idea di poter vantare un rapporto amichevole con chi nel villaggio era ritenuto ancora una notorietà.

 

    - Puff... aspetta, fammi riprendere fiato... sì, certo, chiamami come ti pare, tanto ormai... mio zio è dentro la capanna? -

    - No, è andato a caccia di lumache. A proposito, ehmmm... vorrei un consiglio da te, Gumbluck. Non so come dirlo, ma... non ne possiamo più di mangiare lumache a pranzo e a cena! solo che abbiamo paura di offendere tuo zio... non puoi dirgli, tu, in qualche modo, di cambiare ogni tanto, magari anche mettendosi a cercare bacche, radici, e roba del genere? -

    - Eh!? Sei pazzo!? Mio zio è stato in passato un grande cacciatore... si offenderebbe a morte! - 

    - Ma allora perché non caccia qualcos'altro? che so... lepri, pesci, rane! -

    - No! Non nominare le rane a zio Hor! non lo fare mai!! -     

    - Va bene: niente rane! ma il resto... -

    - Non so cosa dirti, Pascio, lo zio mi aveva detto che voi come cacciagione mangiavate esclusivamente lumache! -

    - Chi... noi!? -

    - Già! come la spieghi? -

    - Chi ci capisce qualcosa... io so soltanto che tempo fa tuo zio ci ha chiesto a bruciapelo: "allora! che cacchio di selvaggina mangiate voi pigmei?" Mio padre, Giraffo Schiacciato, non se l'aspettava, e allora ha risposto lì per lì "bhè, a noi piacciono  le lumache, e poi..." SPARITO!! tuo zio era già partito per andare a caccia di lumache. E da quel giorno lumache a colazione a pranzo e a cena. Non ne possiamo più!! Pensi di poter fare qualcosa? ah! eccolo che arriva! -

 

    Anche questa volta l'ineffabile cacciatore uruko, Gummhor il mamelumo, non aveva fallito. Egli tornava, dopo aver svolto egregiamente il compito che riteneva assegnatogli dalla famiglia pigmea. Tornava nuovamente con un sacco pieno di...

 

    - Due lepri, un cinghiale e, se non vi dispiace troppo, un po' di frutta, che a me piace! Sono spiacente: le lumache sono finite! ormai ve le siete mangiate tutte... per oggi vi dovrete accontentare! -

 

    - Non credo che sarà un problema, zio Hor, vedrai che... -

    - Thò, guarda! - sogghignò Gummhor, fingendo di accorgersi solo in quel momento della presenza del nipote - ...c'è il "Gran Sacerdote" - calcando il tono, con evidente sarcasmo, sulle ultime due parole.  

    - Grazie al "mio" interessamento, l'Irrisorio ti ha nominato generale dei guerrieri pigmei... -

    - Thò, guarda! - esclamò sorridendo Gummhor, radioso in volto per l'inaspettata presenza del nipote - ...c'è il "Gran Sacerdote"!! - calcando il tono, con evidente rispetto, sulle ultime due parole.  

 

    Intanto dalla capanna provenivano accese grida di giubilo. Pascio aveva infatti riportato immediatamente la lieta novella alla famiglia riguardo la variazione del pasto.

La mamma, Pertica Rotta, non aveva retto all'emozione; cominciò infatti un pianto liberatorio, mentre veniva confortata dalla figlia che le diceva "su mamma, è tutto finito, non piangere, è finito tutto, le lumache sono finite, su mamma, non piangere più!"

 

 

*     *      *

 

    Intrapreso il cammino verso la caverna reale, Gumbluk spiegò allo zio la situazione, il pericolo che incombeva sul villaggio dei pigmei.

 

    - Sei sicuro che... perché mai pensi che i Crockti siano guidati da Zeula? - obiettò Gummhor.

 

Solo a questo punto Bluk si rese conto che, in effetti, Golia IV aveva detto che i Crockti erano guidati da una donna, ma senza per altro definirla in quei connotati che avrebbero potuto appartenere senz’altro a Zeula.

 

    - L'Irrisorio ti ha forse detto che la donna è grande e grossa? - insistette Gummhor.

    - No - mormorò il nipote - però... -

    - Dai retta a me, ragazzo. Se quello che mi hai raccontato tempo fa è vero, dopo che la "palla volante" era ripartita con te e me a bordo, Zeula rimase sola, alla mercé di un intera moltitudine di rozzi uomini crockti, che non l'avranno certamente rispettata. Figurati se la proclamavano loro capo! io conosco le usanze di quei barbari, quando incontrano una donna uruka... le si piazzano davanti e poi muovono di scatto i fianchi in avanti e gridano "PSSSS"!!! - 

    - Eh!? - davvero!? -

    - Già. Te  l'ho  detto: sono  barbari, crockti,  rozzi  e  incivili... -

 

    La discussione proseguì fino all'ingresso della caverna reale. A quel punto però Gumbluk lasciò solo il parente per tornarsene alla grotta sacra.

L'ex Gran Sacerdote non voleva infatti rischiare di essere umiliato di fronte a Gummhor dall'Irrisorio, e così accampò una scusa puerile e se ne andò.

Gummhor entrò così da solo nella residenza reale, borbottando per questo contro il nipote.

 

    - "Ho una riunione importante..." ha detto. E con chi!? uhmmm... qui tira aria di fregatura. Io entro, ma se me ne ha combinata un'altra...  prendo  per una gamba quello scherzo di re e glielo sbatacchio sulla  schiena, al "gran sacerdote"... -

 

    Così, al colmo della sua potenziale diffidenza, Gummhor arrivò infine al cospetto dell'Irrisorio.

Golia IV stava sgranocchiando tranquillamente uno stinco di cinghiale abbrustolito, assiso sull'orso imbalsamato che fungeva da trono.

 

    - Lumache finite, eh!? - fece sarcasticamente Gummhor, solite gambe divaricate e mani sui fianchi, piazzandosi di fronte al re dei pigmei.

 

    Appartate in un angolo, si trovavano ancora le due ancelle di Gumbluk, che seguitavano a lamentarsi e a singhiozzare sommessamente.

Il re si staccò dall'osso ormai quasi completamente spolpato. Guardò Gummhor e disse laconicamente:

 

    - Sei qui. Bene -.

 

Si voltò quindi, torvo, verso le due ancelle, e sbottò:

 

    - Bastaaahaaa!! Piantatela di frignare! non ne posso più!! non si può mangiare in questa maniera!! NON, SI, PUO'!!! -

Nuovamente rivolto a Gummhor: - Io non capisco... ma che ci troveranno poi di tanto speciale in tuo nipote!? Tu lo sai? -

    - Che razza di domanda! non hai forse detto che Gumbluk è un semidio? l'hai detto tu... -

    - Ah! fai lo spiritoso! evidentemente tuo nipote non t'ha detto che ho scoperto tutto! altrimenti non oseresti tanto... tu non sai di cosa sono capace!! -

 

    Una guardia si avvicinò nel mentre al sovrano, e gli bisbigliò qualcosa vicino l'orecchio, qualcosa che aveva sentito quando Gummhor si era inoltrato nella caverna reale borbottando ad alta voce.

Il re strabuzzò gli occhi, quindi si voltò pensoso verso l'uruko lì di fronte.

 

    - Veramente tu,  uruko,  mi  trascineresti  per  una  gamba per poi sbattermi  ripetutamente  sulla schiena di tuo nipote!? -

    - Ehmmm... -

    - E che modi sarebbero? - prendendo d'un tratto un tono e modi da imbonitore - bhè, insomma, diamoci una calmata tutti quanti... e voi: portate una sedia al signore, che dobbiamo parlare! - 

    - Vorrei spiegare... -

    - Per carità! sono frasi che scappano, fuggono via in certi momenti... Sono queste due qui!! invece!! che mi urtano con questo loro piangere continuo, NON CE LA FACCIO PIU'!!! ripeto: Che CACCHIO ci trovano in tuo nipote!? -

    - Appunto...-

 

    Le due ancelle sottolinearono la risposta sintetica di Gummhor, abbassando il capo, e arrossendo visibilmente.

 

    - AH! E' COSI'!? - gridò allora l'Irrisorio, inveendo verso le due ragazze - rispondete: è così!? ahà! non rispondete! Svergognate, ecco cosa siete! Badate! Voi non avete capito il vero senso della vita! Voi siete lontane da... perché, insomma, non è tutto lì che in fondo si risolve... non è da "quello" che un uomo può essere valutato da una donna che invece deve... vabbè lasciamo perdere...  -

    - Cerchi di capire, maestà, il ragazzo "lo" sta usando da poco tempo... per lui è quasi una novità... e allora, è come dire: esuberante, e poi, sì, effettivamente, è come dire: "vistoso", ma nulla di più, ecco -.

    - Comprendo perfettamente...  - replicò il monarca ricomponendosi e dandosi un contegno ostentando una tonalità di voce solenne, sottolineata dagli occhi tenuti socchiusi - comprendo, perché, vedi... anche sotto queste regali pelli, ci sono cose che palpitano... -

    - Eh! il cuore! - interruppe, con fare concessivo, Gummhor.

    - Sei sordo!? ho parlato al plurale!! e, tanto per essere chiari, se ti ho chiamato per nominarti "generale" è proprio perché in cambio TU possa risolvermi QUESTO problema!! -

 

    A ciò, ed equivocando, il povero cacciatore mamelumo trasalì a tal punto che lo si vide premersi sconfortato il petto, all'altezza del cuore, per poi mormorare: - No... questo no... -

 

    - E invece siiihii!!! - urlò Golia IV. improvvisamente disperato - Io, io devo, devo averla! devo averla assolutamente! ormai la sogno, tutte le notti, mentre cavalca il suo uro bianco... ecco: l'uro bianco, ne sono sicuro, SONO IO!! e io devo, devo averla!! -

 

  - Ehmmm... già, già! però, possiamo continuare a darci del tu! io comprendo, so di piacere, in fondo, una sbandata... ma io ho altri gusti, capisci? -

    - E chissenefrega!! che me ne importa a me dei gusti tuoi!? Come ho già detto al tuo seminipote: tu devi solo prendermi la donna che sta guidando i Crockti contro di noi, portarmela qui, togliere quindi immediatamente le tue luride mani da lei e toglierti ancora più immediatamente dai piedi! comprì? andestend? comprendido!? -

 

    Gummhor soffiò istintivamente, sollevato e felice di aver frainteso il sovrano dei pigmei.

Non era lui l'oggetto dei desideri dell'Irrisorio, il che significava che la sua nomina a generale dei pigmei era legata veramente al pericolo crockto, anche se subordinata alla cattura della donna che comandava la tribù nemica.

Il pensiero che costei potesse essere Zeula cominciò però ad attanagliare a questo punto anche il cacciatore mamelumo, talmente era straordinario il fatto che i Crockti si facessero guidare da una donna.

L'unica che poteva riuscire ad imporsi a tal punto era, in effetti, anche secondo Gummhor, la terribile e odiata Zeula. Colei che aveva indotto al suicidio il fratello Gumrost. Quella che aveva viziato la schiena di Gumbluk per non farlo crescere così da fargli perdere il diritto all'eredità; e che poi, per lo stesso motivo, aveva deciso di inseguirli e di ucciderli.

Sicuramente era Zeula.

E sicuramente lei aveva saputo che i due gummi si trovavano nel villaggio dei pigmei, e aveva organizzato perciò l'attacco crockto, per catturarli, e quindi sopprimerli.

 

    - Zeula... li comanda Zeula: non può essere diversamente - disse con un soffio di voce Gummhor.

    - Eh!? - fece il re, strabuzzando gli occhi, sorpreso - la conosci!? -

    - Sì... è, era la moglie di mio fratello -.

    - Era... -

    - Infatti. Era. Mio fratello è morto... -

    - Ah! - proseguì il sovrano, rincuorato dalla notizia - sono proprio contento! cioè, ehmmm, mi dispiace, è ovvio, per tuo fratello... -

    - Vedo, vedo -.

    - Zeula, che nome bellissimo! -

    - E devi vedere tutto il resto! - sogghignò Gummhor. Ma il re, ormai accecato dall'amore, non s'accorse minimamente del tono sarcastico dell'uruko, che venne invece preso sul serio.

    - Oh! non mi dire - replicò l'Irrisorio, tutto languido - non mi dire... preferisco resistere, e godermi la sorpresa!! -

    - Vedrai, vedrai che sorpresa, eh! ehè!! -

    - Bene! vedo che sei felice anche tu. Perciò, se ho capito bene, non ti creerà imbarazzo il fatto che io possa... Zeula... mi capisci!? -

    - Per me: è un ONORE! - sibilò Gummhor, glaciale e soddisfatto.

    - Bè, allora, a questo punto ti parlo francamente! non appena io l'avrò tra le mie mani io, io la, e poi io io le, e allora lei, lei mi... insomma! - voltandosi e schernendo le due ancelle che lo osservavano timorose - farò quello che mi pare!! e voi due starete a guardare! e giudicherete! e, vi assicuro, vista la differenza, quando  tornerete dal vostro  rospo gli  sputerete in faccia, ecco!! -

 

    Il re iniziò a ridere di questa sua "battuta finale" in modo sguaiato; prima da solo, poi cercando la complicità, subito concessa, da parte delle due guardie che erano vicino a lui. Diresse infine la sua risata verso Gummhor il quale però, non sentendo dentro di sé nascere spontaneamente il riso, cercò allora di simularlo.

    Il risultato fu a dir poco disastroso. Poche cose in effetti possono offendere tanto così come può una risata chiaramente finta, rivolta a chiunque sia "fermamente convinto" di aver detto qualcosa di spiritoso a un gruppo di persone.

L'Irrisorio smise infatti improvvisamente di ridere, e osservò severo l'uruko affinché questi si convincesse dell'inutilità della sua finzione.

Ma passarono almeno altri cinque minuti, durante i quali Gummhor cercò invano di riprendere "punti"; ma più il tempo passava, e più Gummhor cercava di far credere al re che lui stava ridendo sinceramente, più questo si incupiva e lo fissava con odio.

Alla fine il neo generale dei pigmei si arrese, e smise la sua pseudo risata farfugliando:

 

    - Eh! Ihì! è... è che avevo capito... mi è piaciuto il doppio senso! "fine", cioè, no, ehmmm... bè io adesso devo andare a preparare i piani, la strategia, e tutto il resto - e si defilò a mo' di gambero dalla caverna reale, accompagnato da un silenzio di pietra e dagli sguardi gelidi dei pigmei lì presenti.

 

 

*     *      *

 

  

    Gummhor era tornato alla capanna del villaggio che lo ospitava.

Seduto al tavolo della stanza principale, cui si accedeva appena entrati nell'abitazione, il generale uruko confabulava con Giraffo Schiacciato, seduto anch'esso dall'altra parte del tavolino.

    Le informazioni che il pigmeo stava dando a Gummhor erano preziose. Era necessario infatti sapere almeno alcune cose fondamentali riguardo il modo di combattere dei pigmei, il numero dei guerrieri su cui si poteva contare, ma anche sul modo di chiamare a raccolta l'intera truppa.

 

    - La prima cosa che intendo fare - asserì infatti a un certo punto Gummhor - è quella di fare un discorso, un grande discorso a tutti i guerrieri pigmei! e qui già nasce un primo problema: come chiamarli a raccolta!? non posso certo mettermi a gridare sul piazzale, ne andrebbe della mia credibilità! -

    - Ma... il re non ti ha detto nulla, in proposito? -

    - Giraffo! Capisci bene ciò che ti dico: "il re mi ha detto UN PIFFERO!!" -

    - Certamente, il re ha detto bene, il piffero d'osso, il sacro piffero con cui si chiama a raccolta l'intera tribù, o i guerrieri, o le donne, o i bambini, a secondo del motivetto... -

 

    La reazione di Gummhor fu la seguente: viso fortemente contratto, occhi serrati e denti che stridono, mentre sibila:

 

    - Il piffero... eh, eh! il piffero, già, che sciocco che sono... però! però il TUO re non me l'ha dato, il piffero!! e quindi ha sbagliato maledettamente! GIUSTO!!? -

    - No - replicò Giraffo senza scomporsi minimamente - perché avrebbe dovuto? il piffero d'osso è qui dove abiti tu, sotto la mia custodia... -

 

    Gummhor a questo punto, stizzito, si alzò di scatto, facendo tre giri intorno alla propria sedia, dopodiché si rimise seduto, sbuffò, e disse: - Va bene, mi arrendo, basta così... posso ora avere, per favore, il sacro piffero!? -

    - Uhmmm... -

    - Problemi? -

    - Non ricordo più dove l'ho riposto... -

 

    Così dicendo, Giraffo si alzò dalla sedia e uscì fuori dalla capanna. Fuori di essa, Pertica Rotta era intenta alla pulizia della capre di casa.

Gummhor sentì i due parlottare sottovoce, quindi Giraffo rientrò dentro con l'aria soddisfatta e sollevata, entrò nella stanza da letto della famiglia, e ne uscì recando con sé il piffero sacro.

 

    - Eccolo qui!! - fece Giraffo, con aria trionfante, ponendo lo strumento sul tavolo. Gummhor lo afferrò, quindi cominciò a fissarlo con il volto severo, tenendolo sollevato proprio all'altezza degli occhi.

    - Così non funziona... - osservò il pigmeo.

 

Gummhor non rispose, grugnendo con insofferenza. Arricciò quindi il naso, a causa del fetore che sembrava provenisse proprio dallo strumento, ma poggiò comunque le labbra sull'imboccatura del piffero iniziando a farne uscire alcuni suoni.

 

    - Fortunatamente mia moglie si è ricordata dov'era... l'aveva usato lei, per fare il clistere alle capre! -

 

    Scena immediatamente seguente: Giraffo viene costretto seduta stante a una dimostrazione di tutto il repertorio musicale che conosce, senza che possa prima lavare il piffero d'osso.

Dopodiché, soddisfatta completamente la sete di vendetta, il povero pigmeo poté essere nominato trombettiere dell'esercito reale, in virtù dei poteri conferiti al generale uruko da Golia IV, l'Irrisorio.

 

 

 

*     *      *