VII cap. –  Golia IV (detto l'Irrisorio)

 

 

     Grazie alla gentile ospitalità della famiglia dei pigmei, Gummhor poté guarire dalla ferita e riprendere le forze a poco a poco. Era ancora convalescente quando infine, nel giorno della festa del sole nuovo, i due uruki mamelumi furono condotti al cospetto del re di quel popolo.

 

    La caverna dove il monarca svolgeva la sua attività ufficiale si trovava nel costone di roccia dove anche erano presenti le grotte nelle quali viveva l'aristocrazia pigmea.

Lo scranno reale su cui sedeva Golia IV, detto "l'Irrisorio", era in realtà la schiena irsuta di un orso delle caverne morto ed impagliato con incredibile perizia dai pigmei, non in posizione supina, bensì a quattro zampe, inarcato e con la testa minacciosamente rivolta verso chi si fosse mai trovato al cospetto dell'Irrisorio...

 

    Ordunque, come già prima enunciato, Gumbluk aveva iniziato la sua permanenza nel villaggio dei pigmei risolvendo brillantemente un problema delicatissimo, quello relativo al nome imbarazzante del figlio di Giraffo Schiacciato, il giovane Palo Moscio, ribattezzato opportunamente "Pascio".

 

Il fatto aveva avuto una vasta eco nella tribù, e aveva procurato notevole fama a Gumbluk, che venne perciò chiamato dai pigmei "Gumbluk il dotto", poi "il dotto Gumbluk", quindi "il Dotto", e infine semplicemente "Dotto".

 

    L'"Irrisorio", a cavalcioni dell'orso impagliato, aveva si e no una quarantina d'anni, e i capelli lunghi, acconciati mirabilmente in modo tale da formare sul capo del monarca una serie circolare di punte, a mo' di corona.

Quando i due gummi uruki si trovarono di fronte al re, Golia IV innalzò a fatica lo scettro sacro, una tibia alta quasi un metro, appartenuta in precedenza a qualche povero, grosso animale.

Il gesto solenne aveva lo scopo di far tacere il brusio dei presenti, anche se, in realtà, spesso i "presenti" facevano appositamente rumore per assistere alla scena comica del povero Golia che tentava con difficoltà, e sbuffando, di sollevare l'enorme, quanto scomodo simbolo del potere regale.

 

    Senza neanche degnare di uno sguardo quello che un tempo era stato il grande uruko cacciatore degli uri, l'Irrisorio sorrise, quasi trepidante, verso Gumbluk, facendogli segno dalla sommità dell'orso impagliato, di sedersi sul tappeto di pelle posto ai piedi del trono.

Gummhor pensò di potersi sedere anche lui, ma la cosa non gli fu permessa da una delle delle guardie, che lo rimproverò aspramente chiedendogli "chi credeva mai di essere, per sedersi senza il permesso del re".

 

    - O Venerabile - iniziò l'Irrisorio - O Savio e Sagace! giunto qui, accompagnato solo da un miserabile servo - Golia guardò verso l'alto, quindi proseguì, con tono forzatamente estasiato - ...dalle stelle... -

    - Eh!? - si meravigliò Bluk - Perché "dalle stelle"? -

    - Oh! scusami, o Giusto! intendevo dire "dalla stella", UNA, quella che abbiamo visto calare lune fa dal cielo, per deporti dolcemente nei pressi del nostro popolo prescelto per te dagli dèi! -

    - Dolcemente!!? - interruppe Gummhor, procurandosi subito per la sua insolenza una bastonata fra capo e collo dalla guardia a lui vicino.

     - Ti ho convocato solo ora - continuò l'Irrisorio - perché ho dato tempo ai sacerdoti di interrogare appunto gli dèi... in sei essi si sono perciò calati nel sacro stagno delle timide rane... - Gummhor ebbe come un conato di vomito - ... per sei giorni, con il fango fino al collo... - Gummhor ebbe come due conati di vomito - ... e al settimo giorno furono estratti dal sacro stagno. Tre erano vivi. Tre invece erano morti, soffocati dalle rane che gli erano saltate in bocca, mentre pronunciavano le formule per la divinazione. Ma cosa sta accadendo al tuo misero servo, o Sapiente? - 

 

    Gummhor aveva preso a vomitare di brutto, e venne perciò portato via in fretta dalle guardie del re.

 

    - Uff! - si lamentò in proposito l'Irrisorio - Bè, almeno adesso possiamo parlare in santa pace. Dunque, dicevo... mi spiego: se fossero morti tutti e sei i sacerdoti, questo avrebbe significato per noi che la tua divinità era di origine maligna. Se invece tutti e sei i sacerdoti fossero rimasti vivi, allora ti avremmo ritenuto un dio buono. In entrambi i casi saresti stato a me pari, dio come me! nel primo caso buono per la guerra; per la pace, nel secondo caso.

Invece, tu sei per forza di cose un semidio, per via del risultato finale: tre a tre! mi segui!? -

    - Mi gira un po' la testa... -

    - Allora ripeto, e concludo: tu sei un semidio, perciò a me inferiore. Ecco perché ti ho fatto sedere per terra, sul tappeto di pelle, e non accanto a me, qui, sul trono! -

    - Ah! ehmm, mi sembra giusto...-

    - E poi non c'era posto... -

    - Certo, certo... - seguitava ad accondiscendere Gumbluk, deciso a non urtare la sensibilità del regale e loquace pigmeo.

 

    - Il problema era a questo punto questo punto, appunto: eri tu di semideità buona, o eri tu di semideità cattiva!? -

 

    - Potevate chiedere ai tre sacerdoti rimasti...-

    - Abbiamo tentato, ma si sono rifiutati di rientrare nello stagno e hanno poi dato le dimissioni. Così, non abbiamo più sacerdoti sacri... però ora abbiamo TE, in cambio! -

    - Eh!? un momento! - obiettò immediatamente Gumbluk, in pieno sconforto - Voi, voi non sapete se io sono buono o cattivo! mettiamo per ipotesi che io sia cattivo: che ve ne fate di un semidio cattivo che fa il sacerdote?! -

 

    - In effetti: porterebbe soltanto sfiga... ma noi ora sappiamo che TU sei buono e, come ormai ti chiama il popolo che ti ama: "Dotto"! perché TU hai risolto con la TUA profonda bontà e saggezza e onniscienza il problema del giovane Palo Moscio. E, inoltre, il fatto che si possa dire che fra noi non ci sia più un Palo Moscio, istintivamente, come dire, ci fa a tutti un certo piacere, se così si può dire, appunto... Perciò, Io, Golia IV l'Irrisorio, per grazia degli dèi di cui anch'io faccio ovviamente parte, ti nomino ministro del culto. Tu ora sei "un ministro del culto"!! -

    - Detto così suona un po' offensivo... e poi, che culto avete... si può sapere!? -

    - Ah! a questo ci devi pensare TU! noi siamo un popolo ancora giovane, ci devi pensare tu! tu ora uscirai da qui, acclamato dal popolo, e andrai finalmente a fare un culto! -

 

    La corte approvò a gran voce, entusiasta, le ultime parole del re.

Golia IV benedì dall'alto del trono Gumbluk, colpendolo in testa con l'enorme tibia. Il povero uruko restò così tramortito all'istante, mentre la folla assiepata nella piana alle pendici della caverna reale reclamava ormai a gran voce "Dotto", il suo nuovo e unico ministro di un culto ancora da definire...

 

  

*     *      *

 

  

    Passarono i giorni. Una sera Gummhor, ormai ristabilitosi del tutto, uscì dalla capanna che ancora lo ospitava, e si incamminò verso la nuova residenza del nipote, la “grotta tempio” situata sul costone della aristocrazia pigmea.

Era visibilmente contrariato, e camminava borbottando ad alta voce.

 

    - Un mese! è un mese che è lì dentro rintanato! E si fosse fatto vivo una sola volta per sapere come stavo: bene, male, MORTO! che schifo... una lettera, un graffito: no! niente! dopo tutto quello che ho fatto per lui! -

 

Un pigmeo, incrociandolo, lo salutò con deferenza:

 

    - Salve, o zio malato del sacro Dotto! -

 

Hor gli afferrò di scatto un orecchio, e cominciò a torcerlo, mentre inveiva rabbiosamente contro il povero pigmeo:

 

    - Gummhor!! Ora ripeti con me: Gummhor degli uri, l'Ineffabile, uruko, mamelumo, GUMMHOR!! -

    - AHI!!? Gu... Gummhor  uriffaabilukoelumo... AHI!!  GUMMHOR! -

 

L'uruko smise di maltrattare l'orecchio dello sfortunato individuo. Osservò con ostentato disprezzo il pigmeo, poi gli volse le spalle mugugnando, e proseguì il suo cammino.

Giunto all'entrata della caverna sacra che fungeva da tempio e da residenza del sacro Dotto, Gummhor riprese per un attimo fiato, a causa dell'arrampicata che aveva dovuto fare per il costone roccioso, quindi, senza neanche entrare, prese a chiamare il nipote.

 

    - Avanti, esci!! Tanto lo so che sei lì dentro! Esci e fammi vedere la tua sporca faccia, se hai ancora un po' di coraggio! eh! te ne stai nascosto qua, arroccato qua dentro! scendi giù, invece! scendi giù e discutiamone in pizza!! -

    - Piazza, si dice: PIAZZA!! - fu la risposta laconica e insofferente che arrivò da dentro il tempio.

    - Ah, è così!? Non esci! Non vuoi uscire! Hai paura!! E allora entro io! -

 

    L'interno della caverna era inizialmente buio e stretto, allargandosi infine in un ambiente più largo e rischiarato da due bracieri accesi, uno a destra e l'altro a sinistra.

In fondo sedeva Gumbluk, su un piccolo scranno in legno, fra due ancelle seminude che avevano il compito di tenere i sacri bracieri perennemente accesi, nonché di provvedere ad ogni necessità del santo sacerdote Dotto.

    Gummhor si parò, con le mani sui fianchi, a gambe divaricate e con il petto in fuori, di fronte al nipote che invece rimaneva seduto, mentre osservava con sguardo indulgente e compiaciuto la pigmea che seduta per terra gli stava curando e pitturando le unghie dei piedi.

 

    - Che devo fare...? - iniziò Gumbluk - si sono così affezionate a me, e io mi sento così, così... così "sacro"... e così ho pensato! -

    - Tu! TU hai PENSATO!? - fu la replica sarcastica di Hor, che iniziò poi lamentosamente, ma anche  con fine e toccante oratoria ad altercare il nipote per via del suo comportamento tutto sommato superficiale ed ingrato nei confronti del suo povero, vecchio parente che tanto s'era dato da fare per salvarlo dalle grinfie di Zeula:

 

    - Tu! loro... io, parente  vecchio zio  povero... salvato  Zeula e, e tu, tu qui a  trombare queste  mentre io, laggiù, la capra... -

    - Zio, cosa dici? non capisco nulla quando borbotti in questo modo! comunque, ce ne hai messo di tempo per venire qui. Ma non te ne voglio... sai cosa ho pensato in questi giorni, mentre tromb... ehmm, troncavo, ecco, sì, troncavo con il mio passato? -

    - Tu! tu hai PENSATO!? - fu ancora la replica sarcastica di Hor.

 

    Gumbluk cercò a questo punto lo sguardo languido delle sue due ancelle, da cui venne confortato mentre al contempo mormorava: - Scusatelo piccole mie, è l'età, e poi ha un complesso... -

    - Disgraziato! Guarda che ti ho sentito! se c'è qualcuno qui dentro che deve avere un complesso questo sei tu, con la tua schiena ancora  mezza gobba! e poi quelle due tappe  svergognate  che ti stanno accanto! AL CIRCO!! lì  dovete andare tutti quanti!!  Guarda cosa si deve  vedere, che  schifo!! -

 

    - Cerca di avere un po' più di rispetto per queste sacre pelli che indosso - replicò con un sibilo Gumbluk, che subito dopo prese ad alzare via via i toni - Tu non sai quello che dici!! IO DARO' A QUESTO POPOLO UN CULTO NUOVO, MODERNO! altro che Giove Rebbe!! Ci saranno feste, e balli, e spremute di bacche in continuazione, io vado matto per le spremute di bacche in continuazione, e perciò il mio dio lo chiamerò Bacco, eh?! che ne pensi zio Hor!? -

 

    - Sputo! Non me ne strafrega niente!! A me basta che fai prosciugare quel maledetto stagno con tutto quello che contiene. Solo il pensiero di averlo vicino non mi fa chiudere occhio la notte! Darai quest'ordine!? -

    - Uhmm... non sarà affatto facile. Tu non sei un sacerdote sacro come me, e non puoi capire... lo stagno è anch'esso sacro. Quindi, un domani qualcuno potrebbe ritenere che sia lecito prosciugare anche il Gran Sacerdote, cioè ME, e questo io non lo posso permettere, comprendi!? -

    - Nipote!? -

    - Uff! Va bene, va bene, ecco: ho trovato! getterò una capra nello stagno e così potrò dire che in tal modo lo stagno è stato sconsacrato... però, un attimo! un domani "qualcuno" potrebbe gettare una capra addosso a me, e dire la stessa cosa sul sottoscritto... non ti arrabbiare!! fermo! tranquillo zietto... troverò un modo, te lo prometto!! -  

 

    Mentre i due gummi discutevano animatamente sul problema dello stagno sacro (e rane timide relative), era entrato nella caverna un messaggero dell'Irrisorio.

    Gumbluk si affrettò ad assumere una posizione adeguata, ricomponendosi all'istante fra le sue due ancelle, e facendo poi segno al pigmeo di poter parlare liberamente.

Gummhor rimaneva intanto nei pressi, come attendendo che il messaggero se ne andasse per riprendere la questione interrotta, e fingendo di passare il tempo guardando i graffiti artistici che erano stati realizzati sulle pareti della grotta, ma di cui, in realtà, non gli importava assolutamente nulla.

 

Il pigmeo iniziò quindi la sua ambasciata: - Sacro Dotto! l'Irrisorio, divino re Golia IV eccellentissimo, nobile... -  

    - Su ragazzo - lo interruppe paternamente Gumbluk - vieni pure al dunque, tanto siamo fra noi...-

    - Come desideri, o Sacro. Salterò i preamboli... -

    - Eh!? E ti pare questo il momento? Dopo farai quello che ti pare! adesso, per favore, ti ordino di comunicarmi il messaggio del re e basta! -

    - L'Irrisorio vuole che il sacro Dotto interrompa la formulazione del culto! Il nemico è alle porte e tutto deve essere perciò volto verso il pericolo incombente e comune –.

    - Uh!? Anche se sono un semidio buono? Ma non aveva detto che...-

 

    Gummhor smise immediatamente di simulare la sua perizia come critico della tendenza raffigurativa neopaleolitica del cavernicolo criptico. Si voltò verso il pigmeo e gli chiese di ripetere ciò che aveva appena detto, evidentemente con la recondita speranza di aver capito male.

Il messaggero del re sbuffò, guardò fisso la volta della caverna e cominciò a gesticolare in tono polemico, accompagnando malvolentieri la sua ripetizione.

 

    - Non hai altro da dire ? -  chiese infine Gumbluk.

    - Sì, o Venerabile! Il Re mi ha detto di dirti che il resto te lo dirà lui, stasera, personalmente, essendo la situazione particolarmente tragica. Perciò ti invita dopo cena per giocare a piastrelle, dopodiché dedicherà un minuto alla faccenda. Così il Re ha detto, così io ti dico. Io ho finito. Posso andare, o Sacro ? -

    - Uhmmm... sì, vai, vai pure. Ora puoi saltare i preamboli, ma fuori di qui però! vai, vai pure - .

 

Appena il pigmeo fu fuori della caverna, Gumbluk si rivolse allo zio, come a voler essere confortato nei suoi pensieri.

 

    - Hai visto che roba, zio Hor!? Tu che ne pensi? -

    - Certo... alla sua età, grande e grosso no, ma alla sua età, che età avrà? -

    - Abbastanza  da svolgere un compito senza pensare a giocare, o no!? Ma che sono poi  quei cosi, i  preamboli... birilli? -

    - Probabile! E comunque, tutta quell'alterigia... per me è uno dei soliti raccomandati! -

    - Che schifo... -

    - A proposito, Gumbluk! ora che sei un Gran Sacerdote, penserai sicuramente a sistemare il tuo carissimo zio in qualche posto di prestigio... eh!? che ne pensi? -

    - Ti pareva... che appena... parenti... uff... scocciatori... che strazio.... -

    - Ehi, nipote! hai sentito o no quello che ti ho detto!? cosa stai bofonchiando, si può sapere!? -

 

    Il ragazzo mamelumo non sapeva cosa dire. C'era oltretutto di mezzo la promessa fatta a suo tempo alla famiglia pigmea che li aveva ospitati e che aveva curato Gummhor.

Secondo i patti stipulati fra Bluk e la famigliola, il malato li avrebbe poi dovuti ripagare mettendo al loro servizio la sua perizia di cacciatore; sennonché questi veniva a sapere il fatto solo ora, esterrefatto, dalla voce imbarazzata del nipote.

 

    - Tu capisci, zietto, non possiamo certo mancare a una promessa...-

 

A questo punto Gummhor si avvicinò naso a naso al nipote, furibondo: - L'ho fatta forse io la TUA promessa!!? IO non ho intenzione di fare lo schiavo a nessuno!! andrai tu a caccia per loro... e io farò il Gran Sacerdote!! -  

 

    Con un moto di stizza Gumbluk si staccò dal naso dello zio e cominciò a camminare svelto, torno torno alla caverna, tallonato da Hor. Nel mentre prese a replicare ad alta voce guardando fisso davanti a sé:

 

    - Cosa dici! Ma che dici!! Credi che il Re permetterebbe mai una cosa del genere!? E poi io non ho mai dato la caccia agli uri! Non sono capace!! -

    - Uri? ma quali uri!? Questi qui non li avranno mai visti, gli uri! Questi mangiano latte di capra, uova di gallina, frutta e lumache! Non sai cacciare le lumache? ti insegno io! -

 

    Fatti alcuni altri giri intorno alla caverna, alla fine Gumbluk si bloccò improvvisamente fra le sue due ancelle, e rivolto al parente volle troncare risolutamente la discussione:

 

    - E' tardi! Sua maestà Golia IV, l'Irrisorio, mi attende. Andiamo, ancelle, e lasciamo tornare costui ai suoi bassi alloggi... -

 

    Detto questo, il trio si incamminò solennemente verso la grotta reale, lasciando il povero Gummhor a rantolare per la rabbia, nel tempio, solo come un cane.

 

    Certo, il comportamento del ragazzo uruko era stato senza dubbio almeno almeno discutibile... ma sarebbe stato d'altra parte giusto stroncare la promettente carriera di Gumbluk per mettere al proprio posto una persona meno giovane di lui? e poi, una promessa è una promessa... questo fu il pensiero, pieno di buon senso, che Gumbluk esternò cammin facendo alle due ancelle che lo stavano accompagnando dal Re.

 

    - Ma che me ne frega della promessa fatta a quei quattro cenciosi! Sapete che vi dico? Non voglio che lo zio mi venga a fare più quelle scenate davanti a voi due o a qualcun altro! perciò chiederò all'Irrisorio di togliermelo dalle balle facendogli fare qualcosa nella reggia di adatto alle sue capacità. Che so... il giullare, il pulicessi, il buiaccaro eh! ehè! ridete anche voi due, eh?! belle cicciottine mie! tanto lo zio non sente ehè! eh! - 

 

    La partita a piastrelle fu vinta con facilità dall'Irrisorio, che si guardò bene dall'insegnare le regole al suo antagonista.

Il Re era perciò di ottimo umore quando intraprese con Gumbluk la delicata questione dell'imminente pericolo, dell'ormai quasi scontato attacco da parte di una tribù che abitava fuori della foresta.

 

    - Ogni tanto ci provano - fece con sussiego Golia IV - e puntualmente le prendono di santa ragione - .

    - Ma... sono come voi, o sono come me? -

    - Sono crockti, figliolo, quasi come te. Solo che loro hanno la schiena un po' più dritta -.

    - Crockti! -

    - Esattamente, sono crockti, figliolo, simili più a te che a noi... solo che loro hanno la schiena un po' più dritta -.

    - Grunt! perciò non sono tappi nani scorciati come voi! ho capito bene!? -

    - Oh! forse ti ho offeso? scusami, non volevo... ma torniamo ai Crockti! -

    - Si, è meglio! - puntualizzò Gumbluk, alquanto seccato dal frivolo comportamento dell'Irrisorio. 

    - Allora ascolta - proseguì il re, d'un tratto serissimo - il problema è che... sembra che i Crockti questa volta siano guidati da un capo irresistibile, con il quale hanno già piegato la sch... ehmmm, già vinto e sottomesso altre tribù a loro vicine -.

    - E dobbiamo intimorirci per questo!? - replicò con baldanza il mamelumo - chi sarà mai costui!? non è certo un dio come te, o un semidio, come me, perciò...-

    - Bravo! così si  fa!  infatti egli  non è  un  dio, come  me, nè  un semidio,  come te, e neanche  un uomo. E' una donna!  ha!  ha! ci pensi!? una donna!!  LA VOGLIO!! QUI!! è già  MIA, lo sento!! -

 

    Il Gran Sacerdote del popolo pigmeo non aveva retto alla notizia. Paonazzo, sorretto dalle sue due ancelle Gumbluk cominciò a sudare e a dire frasi sconnesse: - Ze ze ze ze no possibile no io faccio adesso ze ze Zeulaaahaa... –

 

    La scena veniva considerata con perplessità da parte del Re e delle sue due guardie che lo assistevano.

Golia IV ritenne a questo punto doveroso precisare a Gumbluk che non gli avrebbe permesso di marcare visita per sottrarsi alle sue responsabilità e che perciò la facesse finita con quella pantomima e di darsi un contegno, poi soggiunse:

 

    - Dov'è tuo zio!? -

    - Lo... lo zio? -

    - Esattamente. Via! Gettiamo la maschera: mi sono informato, e così ora so che voi siete in realtà due uruki mamelumi e che tuo zio è il grande “Gummhor” degli uri, e che tu sei soltanto il suo nipote... ma pazienza, vorrà dire che da oggi sarai un normalissimo sacerdote del culto. In compenso però ora mi ritrovo un ottimo generale per i miei uomini: il famoso "Gummhor"! chi ci avrebbe sperato eh! eh! SPEZZEREMO LE RENI AI CROCKTI, E LI LASCEREMO A RANTOLARE SUL BAGNASCIUGA DEL NOSTRO RUSCELLO!! Avanti, sacerdote "semiuomo", ringrazia il cielo che la mia magnanimità ti consenta di mantenere nonostante tutto il tuo impiego e vai immediatamente a cercare il tuo "nobile" zio. Corri, SALTA I PREAMBOLI e digli di recarsi immediatamente da me!! -

    - Ehmmm, salto i preamb... vado subito... - fece con un filo di voce bastonata Gumbluk - andiamo, ragazze -.

    - No! le ancelle per adesso rimangono qui! poi... si vedrà! ora muoviti, mistificatore di un mamelumo indesiderato!  -   

 

    Il povero Gumbluk uscì dalla grotta reale a saltelli, ma anche con una espressione tristissima, tipica di chi, dopo aver raggiunto immeritatamente una collocazione sociale ai vertici, viene all'improvviso spoltronato e ributtato giù, fra coloro che stava imparando così bene a disprezzare. Mentre Gummhor, al contrario, dopo aver toccato il suolo fangoso, veniva improvvisamente risollevato a quegli onori che aveva in passato guadagnato sul campo...

 

    Mentre il ragazzo mamelumo usciva dalla reggia, lasciando le due ancelle disperate e in pianto, il Re seguitava a borbottare contrariato:

 

    - Mamelumi! Uruki Mamelumi! chi l'avrebbe mai detto! che brutta razza! come si fa a vivere con gente così!? impossibile! gente che dice "solo" la verità! ma si è mai sentita un idiozia simile!? Qui da noi la gente si ammazzerebbe in un batter d'occhio... e fra moglie e marito? non ci posso pensare! E piantatela di frignare voi due!! Vi ci rimando, vi ci rimando da quello là... e vi dovrà sposare tutte e due, così impara, DUE mogli...e DUE suocere!! -

 

 

 

   

*     *      *