II cap. – Hor il cacciatore

 

            La vasta prateria degli uri, antenati dei bovini nostrani, si era riempita come al solito di bestie al pascolo.

Tanta vita, e tanto silenzio, mescolati così insieme, incutevano come al solito una sorta di religioso rispetto nel cacciatore che, sdraiato sottovento sulla cima della collinetta ai margini della prateria, studiava immobile ed attento i movimenti dei quadrupedi.

Si attendeva il "suo" segnale, preciso, essenziale alla riuscita della battuta di caccia; lo aspettavano tutti gli altri componenti delle varie squadre di cacciatori crockti, ognuna al suo posto prestabilito, fissa ed in silenzio assoluto. Il cenno magico del maestro di caccia, l'uruko Gummhor, l'insostituibile, quasi sacro: "Gummhor degli Uri".

 

    - Ehi guardate! Ecco! Sta per fare il segnale! -

      - Ssshh... zitto, imbecille! Vuoi rovinare tutto, eh!? Avanti, dillo! -

        - Ehi! voi due!! Volete fare silenzio o no!?! -

        - Infatti! è proprio quello che gli stavo dicendo io...-

        - Ehi! voi tre! volete piantarla!? manderete tutto quanto a monte!! -

        - Ma guarda quei quattro deficienti... - 

        - Voi cinque! Sì, dico proprio a voi! Piantatela!! -

 

    La situazione non deve apparire eccessivamente strana: i Mamelumi infatti, qualora fossero stati specializzati, grossi e forti come Gummhor, non correvano alcun rischio da parte dei Crockti che, anzi, opportunisti com'erano d’istinto, cercavano in questi casi di sfruttarne le capacità a loro vantaggio.

    Il prestigio di Gummhor era inoltre fuori discussione. La sua autorevolezza durante le fasi delle battute di caccia agli uri poteva essere intuita infatti già dall'incredibile compostezza che manteneva l'intera, nonché numerosa truppa di cacciatori ai suoi ordini. Questa d'un tratto cominciò a disporsi silenziosamente, seguendo diligentemente le istruzioni dei quasi impercettibili gesti del maestro di caccia uruko che allo stesso tempo bisbigliava:

 

         - Brutto insetto deficiente, te ne vuoi andare o no!? sciò! via! Non ne posso più. Possibile che se c'è anche una sola vespa in giro, questa alla fine viene sempre da me!? e vattene! tieni! prendi questa! e questa!! ti schiaccio, maledetta, ti... o no! ferma! no, no, non lo fare, calmati, scherzavo, io...  AIAHHGG GUHUAAHAA'!!! -

 

    E fu quindi così che alla fine il grido tremendo, l'urlo famoso di Gummhor, fece scattare le varie postazioni in un attimo di particolare rilassatezza in cui erano caduti gran parte degli uri, e colto al volo dalla sempre ineffabile esperienza del maestro di caccia uruko.

Il momento così guadagnato era infatti essenziale per potersi avvicinare agli animali quel tanto di più che sarebbe bastato a farli fuggire verso la direzione prescelta dagli uomini, e fatale per i poveri animali.

Almeno un terzo del branco si incanalò infatti, velocemente ed impaurito, nel corridoio umano, fra fuochi e tamburi battenti, fino all'imbuto roccioso che li avrebbe portati al punto di non ritorno: lo strapiombo dove le prede si sarebbero gettate, trovandovi la morte.

 

  

    Ai piedi del burrone gli uomini si sbrigarono a finire gli uri ancora vivi e a macellare le carcasse dei poveri animali.

Ogni gruppo che aveva partecipato all'operazione, caricata la propria parte di bottino, iniziò poi immediatamente il viaggio di ritorno verso il proprio villaggio, che attendeva i propri uomini con impazienza, sperando nell'avvenuto buon esito della sortita. 

E così fece anche la squadra uruka di Gummhor.

 

    Il ritorno dei cacciatori mamelumi, e soprattutto l'abbondanza della carne portata da questi nel villaggio uruko, venne festeggiata come sempre avveniva in questi casi: canti e danze rituali avrebbero accompagnato il banchetto generale e provvidenziale, e si sarebbero protratti fino alle prime luci dell'alba.

    Proprio durante questa festa il giovane Gumbluk poté allora rivedere lo zio paterno, Gummhor, che lo adorava, anche se purtroppo, a causa della sua attività itinerante, era stato ben poco il tempo in cui l'uomo aveva potuto veder crescere l'unico nipote che era anche l'unico affetto e parente rimastogli.

 

    - Iocca zio Hor! Anche questa volta è andata bene, vero zio Hor!? -

        - Oh! guarda guarda chi si rivede finalmente... iocca a te, Bluk, nipotone mio! alzati in piedi e lasciati abbracciare!! -

        - Iocca zio Hor! anche questa volta è andata bene, vero zio Hor!? -

        - Ehmmm... sì certo, iocca di nuovo. Calmo, eh!? accidenti che vizio: quando uno non ti risponde a tono continueresti...  pensavo fosse una domanda retorica!! E’ andata bene, anzi benissimo! la prateria era piena zeppa di animali... -

        - Ah! Ti riferisci ai Crockti, eh? -

   

    Gummhor guardò allora fisso il nipote. E una lacrima solcò in quel momento il suo viso, mentre sussurrava commosso:

 

    - Ecco: hai lo stesso umorismo idiota che fu di tuo padre, Gumrost, povero fratello mio. Sai Bluk, ogni volta che tuo padre apriva bocca per dire cose come questa che hai appena detto... erano botte da orbi! Che tempi... oh Rost, Gumrost! quanto mi manchi!! - 

        - Zio Hor, non fare così! Non rattristarti proprio questa sera! Se vuoi puoi picchiare me, al posto di papà! -

        - No, no! Non sarebbe la stessa cosa... così facevamo io e tuo padre quando eravamo piccoli, così anche quando eravamo giovani cacciatori, e così avremmo voluto fare durante la nostra vecchiaia. Ma ormai tuo padre non c'è più a causa di quella, di quella... no! adesso non voglio parlare! Ma un giorno, per tutti gli uri sfracellati e squartati, ti racconterò tutto! DOVRAI sapere tutto!! -

        - Va bene zio Hor... -

        - No, ti prego Bluk, nipote mio, non insistere, ho detto : "quando sarai più grande"! Quando avrai diritto all'eredità di tuo padre, allora ti dirò tutto, saprai... e la dovrà pagare, quella maledetta!! -

        - Quella? quella chi!? E quale eredità!? -

      - Io... ancora non posso parlare... il fatto è che tu, Bluk, potresti avere un trauma, capisci!? Perciò figliuolo, almeno fino a quando dovrai dividere per forza la tua casa con

“quellamaledettaassassinadiZeulaacausadellaqualetuopadre

inunmomentodisconfortosigettòdisperatodaunarupefacendo

lafinedell'uro”... non posso, non posso proprio rivelarti nulla! Ma quando sarai alto come tre salti di rana, allora saprai, saprai tutto! A proposito, ragazzo! vediamo un po' quanto sei cresciuto. Che sciocco che sono, parlo parlo, anzi: non parlo non parlo, e tu magari sei già diventato grande. Quanti anni hai adesso? quindici, sedici...eh!? -

        - Diciotto, ho diciotto anni, zio Hor -.

        - Diciotto!? Ma allora, avanti, vieni avanti Bluk! fai una bel regalo a tuo zio Hor! fammi vedere quanto sei cresciuto dall'ultima volta che ti ho visto! Dai figliolo: alzati! Su, alzati!! -

        - Ehmm... zio Hor, io sono già in piedi, mi dispiace... - 

        - Eh!? come sarebbe a dire!? Come è possibile!? -

 

    Sorpreso e deluso, ma anche in preda ad una vera e propria crisi d'ira, Gummhor scattò allora in piedi e si avventò incredulo sul ragazzo per appurare la verità.

 

    - E questa, questa qua che hai sulla schiena... che roba è? Rispondimi, Gumbluk!! -

        - E'... credo che sia una "gobba", zio... -

 

    Gumrost a questo punto venne colto da un malore. E i suoi lamenti strozzati e disperati richiamarono perciò l'attenzione preoccupata di chi gli stava più vicino in quel frangente.

Poco più in là Zeula, che aveva spiato fino a quel momento i due uruki, intervenne allora per consigliare:

 

    - No! Non toccatelo! potreste peggiorare la situazione! Fatevi i cazz... ehmmm... non toccatelo! - 

 

    Subito portarono dell'acqua e la fecero bere al poveretto. Gumrost lì per lì rinvenne, ma disgraziatamente l'acqua gli andò di traverso. Cominciò così a tossire, poi a vomitare, finchè i suoi lamenti vennero avvertiti dal resto dei partecipanti alla festa.

    I danzatori che si muovevano al ritmo dei tamburi intanto si accorsero delle contorsioni di Gummhor che senza volerlo stava caracollando in preda a convulsioni proprio dalle loro parti.

 

        - Ehi! guardate! Finalmente è arrivato anche Gummhor, è proprio lui, che onore! vuole danzare anche lui insieme a tutti noi!! -

        - Ecco! sta raccontando a gesti come ha cacciato gli uri, avanti! Facciamo come lui!! -

 

    Tutti i danzatori cominciarono così a ripetere le convulsioni di Gummhor, vomiti compresi .

 

    Con uno sforzo supremo, e sempre barcollando, Gummhor a un certo momento riuscì però a uscire dal gruppo dei danzatori, mentre gli spettatori uruki lo applaudivano. Arrivò quindi naso a naso con il nipote, mentre gli occhi gli si erano ormai colmati di lacrime.

 

        - Gumbluk, dimmi che non è vero!? Io... ecco: l'ultima volta che ti ho visto, qualche mese fa, in effetti rammento ora di averti trovato solo un tantino curvo, poco poco, ma adesso... com'è possibile? Noi Gummi non siamo MAI stati gobbi!! hai mai provato a dormire su un materasso ortopedico? -

        - Non credo che riuscirei a farlo entrare nella nicchia dove dormo, zio Hor! -

        - Nicchia!? tu... tu dormi in una nicchia così piccola da non potervi fare entrare un comunissimo materasso!? E perchè? -

        - Ecco, il fatto è che Zeula ha detto... -

        - Zeula! Zeula!! Dovevo immaginare che avrebbe architettato qualcosa! Lo sapevo che c'entrava lei!!  -

        - No zio Hor, cosa dici: Zeula non c’entra! -

        - Per tutti gli uri azzoppati! la difendi anche? Tu difendi quella donna dopo quello che ti sta facendo!? -

        - Chi, io!? Figurati!  Per me può morire  anche l'altro ieri, ma, comunque, non c'entra, non può entrarci!! non c'entra il materasso...  come potrebbe  entrarci Zeula...  ragiona zio Hor! -

 

    A quelle parole il cacciatore uruko improvvisamente si placò, sedendosi sul terreno e sospirando, come se volesse arrendersi a chissà quale evidenza.

 

    - E già, Gumbluk, è evidente che tu devi essere irrimediabilmente scemo... -

        - Scemo sarà chi "scemo" dirà, zio Hor! -

        - Eh!? Ehi! Non vale! la conoscono tutti questa “risposta”; ed è diversa, non è così!! -

 

    "Gummhor degli uri" si rialzò allora gravemente; guardò fisso il nipote, dopodichè gli mise una mano sulla spalla promettendogli, sottovoce:

 

    - Uhmmm... forse hai ragione tu. Magari sei solo intronato per via della vita che ti stanno facendo fare quelle disgraziate, e lo stesso potrebbe valere per la tua schiena. E forse facciamo ancora in tempo a raddrizzare tutto, perciò... perciò tu domani verrai via con me! -

 

Il ragazzo guardò incredulo l'uomo, assumendo un'espressione che voleva essere tanto una speranza, quanto una chiara implorazione allo zio, affinchè questi non stesse scherzando, ma che veramente avesse intenzione di mantenere ciò che aveva appena promesso.

 

    - Zio... non è che poi invece... Dici veramente, ho sentito proprio bene!? -

     - Ssshh... zitto! parla a bassa voce! nessuno deve assolutamente sapere o capire le nostre intenzioni. Ora non ti voltare! C'è Zeula dietro di te che ci sta osservando da un bel pezzo. Avevo detto "non ti voltare"!! voltati!! No, non ti voltare! Basta, finiscila!! oh mammagumma!! insomma, fermati un attimo! e non mi guardare così, con quegli occhi sgranati e con quel respiro affannoso. Calmati Gumbluk! guarda che roba, sembri quasi... -

        - Sì lo so, lo so... me lo dicono spesso: sembro una strana creatura, con poche pelli indosso, eccetera.. -

        - Uh!? Cetera? E che c'entra Cetera? -

        - Già! Ma... non so, m'è sfuggito. Però ho come la strana sensazione di avere fatto una scoperta... -

        - Allora è deciso! Rimaniamo d’accordo così: domani sera giocherai ancora a nascondino, ma questa volta... “non” ritornerai a casa!! -

        - Bè, non sarà  un'impresa  difficile, per me... ma poi? cosa ci succederà?  dove andremo?  mangeremo in trattoria?-

 

    Gummhor non rispose al ragazzo, preferendo allontanarsi all'improvviso sopraggiungere di Zeula. La donna guardò il cognato allontanarsi, ghignando e fingendo di protestare allo stesso tempo:

 

     - Guardalo lì! Che cafone... se ne va! Certo: non mi ha mai potuto soffrire! Bè!? Cosa avevate da confabulare così tanto voi due, eh!? -

 

    Gumbluk sbiancò in viso, ben sapendo che per natura non avrebbe potuto mai dire alcuna bugia a quella donna. Poi mormorò, assumendo un aspetto contrito:

 

    - Ecco... bss acamm psss bzzz bzzzzz... -

        - Eh!? che vai cianciando? bada bene: sai che non “puoi” mentirmi!! -

        - Infatti! Chi è che mente!? io ho solo detto: bss acamm psss bzzz bzzzz! Perciò non ho mentito!! -

 

A questo punto il braccio sinistro del ragazzo venne afferrato con rabbia dalla virago, ormai adiratasi a causa della evidente reticenza del figliastro.

 

    - Ahi! Zeula, il braccio, è mio! lasciami il braccio, sei impazzita?! -

        - Ebbene!? -

        - E va bene: lo zio Gummhor ha detto, mi ha detto... che non mi poteva dire niente di quello che mi ha detto, almeno fino a quando non avrò diritto all'eredità di mio padre, ossia quando sarò alto come tre salti di rana! dopodiché mi dirà tutto quello che mi ha detto che non poteva dirmi. Così ha detto, anzi, così non mi ha detto. Devi credermi: tu sai che un Uruko Mamelumo non può mentire mai e poi mai- .

        - Sì, lo so, lo so che voi mamem... ehmmm che “noi” mamelumi... lo so! Dunque: il cognatino non ti ha detto nulla. Cioè, se ho ben capito, ti ha detto qualcosa... che però non ti dirà fino al giorno in cui avrai diritto all'eredità di tuo padre... accidenti, non ci capisco niente, mi sto confondendo! -

 

    Gumbluk non si lasciò sfuggire l'occasione che la faccenda gli stava porgendo su un vassoio d'argento, per poter attaccare sarcasticamente Zeula: - Bè, il fatto è strano! perché in realtà è tutto molto semplice. Praticamente solo un crockto... potrebbe non capire una cosa simile!! -

 

    Una frustata su una ferita aperta non avrebbe potuto far contorcere di più la donna che non "quel" sospetto, ormai chiaramente dichiarato nelle ultime parole del figliastro. Digrignando i denti, Zeula cominciò allora a minacciare Gumbluk:

 

    - Maledetto! Stai bene attento a te Gumbluk! se credi di fare il furbo non rispondendo, o parlando strano... io, io ti trascinerò davanti al Grande Giudice Uruko, e allora parlerai, parlerai e come!! -

        - E io invece non credo che ti convenga molto... e poi non digrignare i denti mentre parli: mi fa schifo!! -

        - Tu... tu ora minacci me? Risponderai anche di questo nella Pizza del Giudizio!! -

        - Piazza, si dice: piazza! E impara una buona volta! -

        - Insomma! guarda che faccio sul serio! ti porto davanti al Grande Giudice, è un mio diritto! -

        - E io allora mi appellerò al Quinto Mandamento: è un mio diritto! - 

 

    Di fronte a una tale decisa affermazione Zeula rimase per un attimo impietrita. Possibile che proprio quel ragazzo lì, di solito così timoroso, potesse parlarle improvvisamente in quel modo sfacciato? ci doveva essere senz'altro lo zampino del cognato, dello zio Gummhor.

La donna cambiò allora registro, pur di carpire qualche informazione a Gumbluk, assumendo d'un tratto un tono apertamente mellifluo:

 

    - Ma, piccolo mio... tesoro, tu non avresti il coraggio... alla tua cara mamma! tu, così, così sensibile, delicato... neanche lo conosci, il Quinto Mandamento -.

 

Non avendo mai ricevuto alcuna "coccola" in vita sua, il povero Gumbluk rimase per un lungo istante visibilmente turbato a quelle parole, a quei suoni materni che gli erano sempre tanto mancati. Ma poi, fissando nuovamente Zeula e ritrovandovi il solito ghigno che questa non riusciva a nascondere, il ragazzo si scosse violentemente per riprendersi dall'oblio traditore, e replicò ancora più stizzito di prima:

 

    - E invece lo conosco! Lo conosco il Quinto Mandamento! e conosco anche tutti gli altri! Uno: "Per favore, fatti un po' più in là". Due: "Vammi a prendere un bicchiere d'acqua". Tre: "Vatti a cercare qualcosa da fare"; quattro: "Vattene a fare un paguro", cinque sei sette otto eccetera: Vaffanc... Accidenti! l'ho nominato ancora, ho nuovamente nominato Cetera!! -

        - Ben ti sta! è sicuramente il segno che verrai presto punito per la tua cattiveria verso di me!! -

        - Non credo... sono invece sempre più convinto di essere in realtà vicino a una scoperta, a una scoperta rivoluzionaria, uhmmm... -

 

    Alzate le proprie braccia, e quindi riabbassatele pesantemente in senso di resa, la matrigna volse a questo punto le spalle a Gumbluk e finalmente, senza aggiungere neanche una parola, si diresse verso la propria abitazione, lasciando il ragazzo in pace e a meditare sul da farsi, Cetera, eccetera, eccetera.

 

 

                           *       *       *